Fotovoltaico: conviene l’accumulo?
Sembra una domanda banale ma non lo è. I fattori da prendere in considerazione per rispondere a questa domanda sono molteplici e diversi gli aspetti tecnici da valutare.
Il pensiero generalizzato porta a pensare che si possa immagazzinare l’energia in più e che così facendo si possa arrivare ad un’autonomia energetica prossima al totale fabbisogno. Non è così.
Facciamo un passo indietro e simuliamo una situazione con una bella casetta che ben si presta all’installazione di un impianto fotovoltaico. Il suo tetto con una falda molto spaziosa ben esposta (orientata a sud) ha il massimo dell’irraggiamento.
Fin qui tutto bene ma adesso dobbiamo iniziare a fare i calcoli ed a sviluppare un progetto.
Supponiamo che in questa casa ci viva una famiglia: moglie, marito e due bei bambini in età scolare con un consumo annuo di 2620 KW.
Supponiamo ora che per cercare di limitare la dipendenza dal gestore che eroga energia elettrica si voglia installare un impianto fotovoltaico che potrebbe essere verosimilmente di 4 kw. Questa tipologia di nucleo familiare (genitori che lavorano e figli a scuola) ha un profilo di carico dove il consumo è minore nelle ore centrali della giornata quando il sole da il massimo del suo contributo. Questo si traduce con una percentuale di autoconsumo dell’ordine del 30%
Mettiamo alcuni dati e facciamo una simulazione per capire meglio:
Tipologia | KW |
Energia necessaria | 2620 |
Energia acquistata | 1393 |
Energia prodotta (fotovoltaico) | 4572 |
Autoconsumo | 1227 |
Energia immessa in rete | 3345 |
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Autoconsumo | 26.84% |
Autarchia | 46.83% |
L’energia necessaria è quella che troviamo in bolletta descritta come consumo anno.
L’energia acquistata è la differenza tra energia necessaria e quella auto consumata (2620-1227).
L’energia immessa in rete è la differenza tra energia prodotta dall’impianto fotovoltaico e quella auto consumata (4572-1227).
Autoconsumo: è la percentuale che indica l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico che viene consumata direttamente.
Autarchia: è la percentuale che indica quanto siamo indipendenti dalla rete.
Si decide ora di aggiungere un accumulo di energia, delle batterie che aumentano l’indipendenza. Ma quanto può aumentare? Possiamo dire che aggiungendo un accumulo da 7kw il nostro autoconsumo aumenta portando il valore precedentemente stabilito da 26,48% ad un 65%. Dato questo piuttosto lusinghiero.
Ecco cosa succede:
Autoconsumo stimato | 65% |
Nuovo valore autoconsumo con batteria | 1703 kw |
Incremento autoconsumo con batteria | 476 Kw |
A questo punto facciamo il conto economico:
Attualmente (febbraio 2022) il costo dell’energia si aggira intorno a 0.36 €/Kw. Questo valore è molto variabile e dipende dai contratti stipulati con il fornitore.
Lo scambio sul posto (SSP), cioè quanto viene pagata l’energia che non consumiamo e che viene ritirata dal GSE (variabile in base all’indice PUN), è verosimilmente intorno a 0,17 €/Kw.
Otteniamo che:
Risparmio acquisto energia grazie all’accumulo (anno) | 171,36 € (476×0.36) |
Perdita mancata vendita al GSE (anno) | -80,92 € (476 x 0.17) |
Guadagno da installazione accumulo (anno) | 90,44 € (171.36-90.44) |
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Ipotizzando che la via utile delle batterie si attesta a 10 anni si otterrebbe un risparmio di 904 € a fronte di una spesa supplementare per l’installazione dell’accumulo di almeno 2000€ (4000- 50%).
Si verifica quindi una perdita di 1096 euro. Non abbiamo però tenuto conto del degrado delle batterie, delle perdite di conversione, del maggior costo dell’inverter e altro.
Conclusioni:
Con gli attuali prezzi di mercato e con un incentivo fiscale del 50% (non 110%) l’installazione di un sistema di accumulo va valutata con attenzione. La gestione dei carichi e il futuro acquisto di un auto elettrica possono giocare un ruolo importante nella scelta. Non si può però dire a priori che non convegna ma è necessario, dati alla mano, fare un’accurata valutazione magari ipotizzando una predisposizione ad un futuro accumulo. E’ sempre consigliabile l’installazione di un accumulatore di energia quando legata ad un principio di indipendenza. In tal caso il fattore economico passa in secondo piano.
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